<<Il format La bottega del Caffè, brand della società di ristorazione veloce Cibiamo, nasce nel 2002 proponendo un nuovo concetto di caffetteria italiana nell'intento di distinguersi rispetto ai vari corner sparsi per il Paese - sottolinea Alessandro Ravecca, Presidente del Gruppo-. L'idea di fondo è stata quella di offrire le migliori miscele di caffè in tutte le possibili declinazioni, stimolando i nostri clienti ad andare oltre l'abitudine di bere un semplice espresso>>. Dalla sua nascita il format, che è arrivato a contare circa 100 punti di vendita, ha subito una serie di periodici restyling e innovazioni che non avevano però mai interessato l'identità del brand: <<La nostra attenzione si è concentrata quasi esclusivamente sulla qualità del prodotto, senza investire nelle operazioni di marketing consentite ai grandi marchi del comparto dalle più consistenti capacità finanziarie: ecco perché fino a oggi ci conoscevano soprattutto i tecnici, intendendo per essi le società immobiliari, e infatti siamo presenti in ben 12 dei top 20 shopping center italiani>>. Ora però il Gruppo ligure punta all'espansione al di fuori dei centri commerciali, attraverso l'apertura di nuovi store nelle high street. <<Questa scelta strategica - spiega Ravecca - ci ha messo di fronte all'esigenza di una trasformazione profonda che, ribadendo l'assoluta centralità della qualità del prodotto, puntasse a coinvolgere anche emotivamente il cliente, consentendogli di vivere un'esperienza gratificante pur se all'interno di un fast food. Per raggiungere questo obiettivo ci siamo rivolti ad uno specialista della psicologia dei consumi, che ha effettuato una ricerca sui principali trend del mercato italiano ed estero, da cui sono emersi i driver alla base della nuova formula: in particolare la forte tendenza internazionale verso la riscoperta delle tradizioni ci ha spinti a studiare i caffè storici italiani, a cui ci siamo ispirati sia nella ristrutturazione dei locali, riprendendone i tratti essenziali (tavoli rotondi e bancone in marmo, sedie thonet colorate, specchi art déco), sia nella formazione e presenza degli addetti, nell'intento di riconferire valore alla classica figura del barista>>. Sul fronte dell'offerta è proprio in questa nuova fase di riscoperta delle tradizioni che, accanto a monorigini, 100% arabica e ai caffè speciali (amaretto, gianduia, tiramisù, ecc.) sono stati inseriti prodotti regionali (dal bicerin torinese al caffè napoletano): una proposta importante, fondata sugli usi e costumi locali, che ha interessato anche le diverse tecniche di preparazione e ha quindi visto l'introduzione di moka, napoletana, caffè filtrati ed estratti a freddo.
Per leggere l'articolo completo uscito sul n. 11/2017 di Largo Consumo: