La premiumization come leva strategica per lo sviluppo del foodservice. È su questo concetto che si è focalizzata la ricerca di Guia Beatrice Pirotti, SDA Professor di Strategy & Food Management presso SDA Bocconi School of Management e docente di Business Strategy presso l'Università Bocconi, presentata all'interno dell'evento "Food retail & ristorazione commerciale: essere casual, essere premium", che si è svolto lo scorso 19 aprile. «Il tema della ricerca è nato osservando da un lato le aziende e le imprese con cui lavoriamo a stretto contatto e, dall'altro, la natura del consumatore che non cerca più il bene più costoso, che delinea poi lo status sociale, ma acquista il bene, il prodotto, il servizio di qualità che lo fa sentire bene, gli procura piacere nella vita di tutti i giorni. L'aspetto più sorprendente che è emerso è che si trova un pontetra prodotto di lusso e prodotto di massa, i beni, i prodotti, i servizi vengono realizzati come se fossero destinati a degli intenditori, a una nicchia ma poi raggiungono un numero altissimo di persone. Una dicotomia tra due elementi apparentemente contraddittori tra di loro che però messi assieme creano una tendenza di premiumization» spiega Pirotti.
Per l'occasione sono saliti sul palco alcuni protagonisti del mondo della ristorazione commerciale moderna e del foot retail e, a seguire, si è svolta la tavola rotonda che ha visto la partecipazione di Alessandro Ravecca, Presidente Cibiamogroup e Federfranchising Italia, che ha posto l'attenzione su alcuni fattori fondamentali: qualità, diversificazione dell'offerta standardizzazione dei processi produttivi e replicabilità. «La ristorazione a catena può avere margini di sviluppo solo se si riescono a standardizzare i processi di preparazione dei piatti e a replicare in altri luoghi il format - ha sottolineato Ravecca, che poi ha affrontato il tema della comunicazione -. È fondamentale, poi, saper comunicare il locale nel modo giusto. Nei nostri format, per esempio, abbiamo la cucina e il forno a vista, in modo che i clienti possano "toccare con mano" come lavoriamo e quali prodotti utilizziamo».
Per leggere l'articolo completo uscito sul n. 4 di Food Service: